APPUNTI DI VIAGGIO 13/22 (dal 11/4 al 18/4)

Passaggi

BUONA PASQUA! Buon Passaggio. Pasqua è una festa bellissima. Nata come festa pagana per celebrare il passaggio dall’inverno alla primavera, divenne una festa ebraica per festeggiare il passaggio dalla schiavitù alla libertà e infine la festa cristiana, il passaggio dalla morte alla vita. Un’iperbole di significati che cresce perché il tempo pasquale è il tempo speciale più lungo della liturgia cristiana: 50 giorni. 50 giorni per ricordarci di passare dall’inverno delle schiavitù che sanno di morte, alle primavera di libertà che sanno di vita. 50 giorni di rinnovamento per tutti, cristiani o meno.

Buona passaggio perciò a tutti e a ciascuno di voi.

La settimana che ci ha portato a Pasqua è stata piena di bei momenti… anche perché tutti processi più che eventi!

Lunedì 11/4 – Insuperabili (TO)

Nuovo incontro formativo con il team guida. Questa volta ho provato TEAM UP, un gioco collaborativo, dove vince una squadra ma solo se vincono tutti! Un gioco che nasce da MATCH UP, un bellissimo gioco Asmodee.

Lunedì 11/4 – Piazza dei Mestieri (TO)

Chiuso il percorso di Didattica Ludica con i coordinatori del CFP di Piazza dei Mestieri! Ultima puntata: quali idee da giocarsi in una classe? Abbiamo provato TimeLine, Match Up, Time’s Up e Concept. Posso dirlo? Che figata!

Mercoledì 13/04 – Certaldo (FI) Online

Continua il percorso di formazione alla comunicazione sociale e integrata con la Misericordia di Certaldo. In questa puntata i tre criteri per scrivere un post adatto per un social di un ente sociale.

Lunedì 18/04 – TV2000 Diretta televisiva

A Pasquetta anche io in qualche modo ho partecipato all’evento degli adolescenti in Piazza s. Pietro con Papa Francesco. Un breve cameo durante il commento dell’evento, solo per sottolineare il ruolo degli educatori quando si vivono queste esperienze. Appena è disponibile, vi pubblico il pezzo e magari approfondiamo insieme.

 

Una settimana bella anche questa. Non una settimana di passaggio, ma di passaggi, cioè di processi vissuti intensamente. Come vi auguro di vivere questo tempo speciale.

Buona vita, buoni passaggi, buon tutto.

GG

APPUNTI DI VIAGGIO 12/22 (dal 28/3 al 10/4)

Correre

Pare che correre derivi da “carro”. All’inizio indicava un andare di gran lena, come sinonimo di identità (il corso del fiume) e di costanza (fare il proprio corso). Da qui il correre per una gara, fino al correre di qua e di là di oggi, che spesso ti fa perdere sia l’identità che la costanza.

Mi capita spesso di fare tante cose. In queste due settimane forse ne ho fatte pure troppe. Quand’è che viviamo il primo senso di correre ed evitiamo le trappole del secondo? Fino a che punto il fare tanto è pienezza e non fuga o caos?

Credo che il criterio sia quando mentre fai tanto vedi ancora il filo rosso delle tue azioni.
Quando ti impegni anche a costruire la struttura, mentre sei in giro a fare, fare, fare…
Quando mentre un po’ affannato ad arrivare a fine giornata e a fine mese, pensi anche ad arrivare a fine dieci anni.

Ho corso in queste due settimane. Tanto. Ma per fortuna mi sembrato anche di aver seguito il mio corso, di aver costruito un nuovo corso.

Lunedì 28/3 – Pastorale Giovanile diocesi d’Ivrea

Continua il percorso di Accompagnare con un gruppo della PG di Ivrea. Questa espansione del corso “Accompagnare in questo tempo” a me sta dando veramente tanto. È venuto fuori tanto materiale da scriverci un libro… che sia il seguito del “Manuale dell’Imperfetto Incontro Formativo”? Anche perché l’ultimo argomento è stato “Il metodo S.P.R.I.N.T. per accompagnare un gruppo”, quindi il crossover c’è già stato!

Martedì 29/3 – Scandicci

2° appuntamento del percorso di formazione per catechisti “Cateché?”. Anche qui la battuta è uscita: “Anche solo per il titolo, io un corso online che si chiama così lo farei!”. Che ne dite? È il caso di lavorare a un corso dove mettere insieme tutto quello fatto in questi anni in tema di catechesi e pastorale? Se lo faccio però ho bisogno proprio del vostro aiuto… quali sono le priorità? Che cosa è meglio dire?

Mercoledì 30/03 – Università di Torino – Dipartimento di Management

Preso da mille cose non so se vi ho detto che come AGO sto tenendo un laboratorio professionalizzante a Economia. Si intitola “5 macro softskills per l’economia”. Bellissimo!! Un percorso affascinante che mi sta aiutando davvero a capire come aiutare gli universitari a crescere… inutile dire che giochi da tavolo e interazioni sono sbarcate anche a UNI.TO!!!!

Giovedì 31/03 – Verona

Posto questa foto. È il nuovo consiglio di Federsolidarietà Verona, la parte di Confcooperative che si occupa delle cooperative sociale. Io ho partecipato alla parte formativa dell’assemblea che l’ha votato. Con 17 anni di cooperazione alle spalle è stato tornare a casa. Ma questa foto dice di più, dice il lavoro di rete e lo stile che porta a dare prima di pensare a un ritorno immediato. E come so da ormai oltre 20 anni di lavoro, tutto torna, sempre moltiplicato.

Venerdì 1/04 – Misericordia di Andria

Come ormai sapete, sto lavorando moltissimo con le Misericordie d’Italia. Forse però non sapete che anche le Misericordie hanno un movimento giovanile, si chiama G.Emme, Giovani Misericordie. Ad Andria, in mezzo a tanti amici, ho avuto il piacere di fare un incontro con le G.Emme locali. Il tema? La fiducia in sé. Perché non puoi donarti se non ti appartieni, e perché non puoi amare se non ti ami… anche se per fortuna, tante volte è proprio il donarti che ti insegna ad appartenerti ed è l’amare altri, che ti insegna ad amarti. …e comunque usare Dream On è sempre uno scasso!

Sabato 2/04 – Pastorale giovanile di Bari

Qui è stato veramente il top! Una giornata di laboratori operativi creati con l’equipe di PG, tutti incentrati sull’icona di Effatà, l’icona che da qualche tempo per me è il segno della pastorale attiva. Ci sarebbe da scrivere tantissimo sui 5 laboratori preparati (Giocare – Formare – Amare – Pregare – Desiderare) e sulle tre provocazioni fatte in plenaria! Magari ci facciamo un po’ di riflessioni nella rubrica di #teologiaeformazione oppure facciamo un e-book sul tema? Insomma di pensate ce sono tante, proprio perché la giornata è stata ricchissima!

 

Domenica 3/04 – Coordinamento Oratori di Perugia

Ma che bella giornata a Perugia! Che bello lavorare con i coordinatori dei Centri Estivi! E che bello il doppio laboratorio su “Progettare un Centro Estivo” e “Formare gli animatori per il Centro Estivo”. E il bello è che se per il secondo ho usato il Manuale (ve l’aspettavate vero?) per il primo ho ultimato un’espansione per Projectus! Eh sì mi sa che tra un po’ lo pubblichiamo!

 

Lunedì 1/04 – Misericordia di Certaldo

Con la Misericordia di Certaldo (FI) sto lavorando da un po’ per un rilancio della direzione e del coordinamento. Ora è partito questo nuovo lavoro: un progetto di comunicazione integrata. Davvero mi affascina molto lavorare sulla comunicazione sociale, sulla comunicazione esterna che diventa stimolo per quella interna. A molti appare “marketing”, ma il marketing vero, quando vuole fare qualche passo forte, chiede sempre una cosa: “Chi sei? Cosa vuoi raggiungere con il tuo agire?”. E capire chi si è, è fondamentale, nel terzo settore come in tutti i settori, nel no-profit come nel profit. Oggi più che mai.

Martedì 5/04 – AIF Piemonte

Si, devo ammetterlo. Mi sono emozionato. Sono socio AIF e con grande onore ho risposto alla richiesta di tenere un webinar. Anche perché il tema era tenere parlare di Projectus! È stato davvero stimolante confrontarsi con colleghi che ti aprono nuovi mondi. Sono uscite idee per usare Projectus con le aziende, sono nate richieste specifiche. Presto ne sentirete parlare!

Domenica 10/04 – Pastorale Giovanile di Saluzzo

Queste due settimane sono terminate con il primo laboratorio nella diocesi di Saluzzo. Ve ne avevo parlato. A me piacciono molto i laboratori in cui con i responsabili si crea il percorso per i più giovani! Mi sembra un laboratorio al quadrato! Bellezza a tutto andare. E poi vedere 80 giovani impegnati nell’ “arcipelago dell’accoglienza” in vista di un GREST… davvero tanta roba!

 

Insomma tante cose in queste due settimane. Ora per fortuna si rallenta un po’ perché c’è un’altra corsa da fare. Una corsa impegnativa che per grazia, sfocia in una parola bellissima: Pasqua, un passaggio di vita di cui tutti abbiamo bisogno. Cristiani o altro. Abbiamo bisogna di vita buona e di buona vita, abbiamo bisogno di sentirci dire “Pace”, abbiamo bisogno di risurrezione. Tutti.

Buona vita, buone corse (vere), buon tutto.

GG

APPUNTI DI VIAGGIO 11/22 (dal 14/3 al 27/3)

Incontri

Imperdonabile! Già non mi faccio più di tanto vivo sui social e in più salto una settimana con voi! Scusate. Colpa della marea di incontri fatti, che però è anche merito della mia voglia di vivere.

Vivo di incontri, sia quelli formativi che faccio per lavoro, sia l’incontro con le persone. Per me è davvero bello e travolgente incontrare gli altri, cercare di andare oltre il primo scambio, vedere che cosa può aiutarci ad andare avanti insieme. Per questo oltre agli incontri formativi, cerco sempre di incontrare le persone, senza pretese, senza obiettivi se non quello del confronto, sapendo che poi nasce sempre qualcosa di bello!

Mercoledì 16 e Giovedì 17/03 – Misericordie d’Italia

Sia online che in presenza, continua l’avventura della formazione e preparazione del Sinodo delle Misericordie. Che ormai è di fatto partito. Giovedì 17 a Roma con una messe solenne è partito questo percorso. Mi ha fatto effetto vedere benedetti, gli strumenti che ho pensato per il cammino del Sinodo, due training tools per decidere insieme, uno per grandi gruppi, uno per piccoli gruppi.

 

Venerdì 18/03 Alghero – Concept Lab

Finalmente ho visto il Concept Lab degli amici di Siderformazione! Che emozione! E che bello fare il primo tour sardo di FORMARE CON IL GIUSTO SPRINT! Una serata bellissima… piena di vita! In tutti i sensi ;)!

Sabato 18/03 Cagliari – CGS La Giostra

Seconda tappa di FORMARE CON IL GIUSTO SPRINT! Devo dire che il format mi piace molto. Siamo ancora alla 4° data e quindi si riaggiusta sempre qualcosa, ma è bello farlo grazie alle reazioni dei partecipanti!

Da qui in poi niente foto… la testa in ritardo su tutto si è dimenticata di farle, ma per fortuna i volti e le esperienze sono tutti, anche se tanti, nella mia mente e nel mio cuore.

Lo sono i volti del gruppo di ricerca LABOR, con cui ci si interroga come dovrebbe essere una comuità salesiana che incentra la sua vita sul tema dell’educazione al lavoro con adolescenti e giovani.

Lo sono i volti degli 8 educatori delle cooperative IL PONTE e SPAZIO APERTO, che hanno inaugurato una multiofficine come luogo aggregativo e creativo per gli adolescenti di 8 comuni nella zona veronese del Garda. Abbiamo capito come usare il fare per educare con Stay Cool e abbiamo visto come costruire un sogno educativo con Dream On.

Lo sono gli amici della Pastorale Giovanile di Verona, con cui pensiamo sempre cose belle e che mi hanno regalato il conoscere i giovani dell’Accademia teatrale di Kiev, rifugiati in Italia e ospitati da loro per continuare le lezioni. Mi hanno fatto venire una gran voglia di riparlare di come il teatro aiuti la formazione. Ho iniziato a farlo qui.

Lo sono i genitori delle medie di Cittadella (PD), con cui abbiamo riflettuto sulle quattro parole chiave per rimettersi in gioco come genitori: parlarsi, giocare, regolare, incontrarsi. Bello sapere che parte un cammino insieme che ci farà ritrovare nei prossimi anni.

E poi ci sono dei volti nel Veneto che hanno aperto nuove strade. Ve ne parlerò a breve, appena saranno più concrete. Sappiate solo che sono gasatissimo. Perché il bello degli incontri veri, è che ti portano sempre un po’ più in là.

Buona vita, buoni incontri, buon tutto.

GG

LO SPAZIO NELLA FORMAZIONE

Una premessa fantastica

Ci pensavo da un po’, ma sicuramente ha dato il colpo di grazia aver incontrato i giovani ucraini dell’accademia di teatro di Kiev ospitati dal Centro di Pastorale Giovanile di Verona. Parlare con Matteo Spiazzi e con Emanuele, mi ha riportato a un periodo della mia vita in cui il palco era davvero tanto, se non tutto. L’ho fatto con serenità, come spiegavo a Emanuele, attore e futuro regista che ogni settimana viene su da Roma, a dare una mano per far continuare gli studi a questi trentina di splendidi giovani. Non mi definisco più teatrante per rispetto. La passione c’è ancora tutta e sicuramente tutto quello che so del palco lo porto nella formazione. Ed è proprio in quest’ambito che continua anche la ricerca. Così dopo aver insegnato per anni Animazione da Palco e Filosofia del Varietà, eccomi pronto in questa nuova avventura “Teatro&Formazione”, che cosa il teatro può insegnare al mondo della formazione. Anche perché dopo un incontro del genere… devo ammettere che mi sono venute in mente mille idee.

Cinque dimensioni di base  

Quando insegnavo teatro nelle scuole, per semplificare partivo dal dividere il teatro in cinque dimensioni, tutte distinte e tutte collegate. Ho visto che aiutava molto per impostare il lavoro con i ragazzi. Le 5 dimensioni erano: corpo, voce, spazio, storia, pubblico. Poi lavoravamo su ognuna di queste in modo specifico, facendo però emergere sempre di più il collegamento con le altre. Ognuna di queste, dimensioni infatti, ha dentro di sé tutte le altre, le chiama, le invoca. Ognuna di queste però è anche specifica e unica. Ognuna di queste le troviamo anche nella formazione. Oggi partiamo con lo spazio.

Lo spazio scenico

Ho impiegato un po’ di tempo, ma lavorando con il teatro di strada e il varietà, ho capito che il palco lo facciamo noi. Non nel senso che lo costruiamo con mattoni e legno, ma perché è il fatto stesso che vogliamo “dire qualcosa” che ci chiede di creare un palco.

L’ho scritto anche sul Manuale dell’imperfetto incontro formativo: “Non è forse un palco la cattedra di un professore, il cortile di un animatore, lo spazio sul pavimento da cui qualcuno dà informazioni a un gruppo in attesa? Sì, sono palchi in senso potenziale. Al contrario di un palco teatrale, che resta tale anche alla fine della rappresentazione, i palchi potenziali ridiventano cattedre, cortili e mattonelle. Da qui puoi capire che siamo noi che facciamo il palco. Noi e la storia che portiamo in scena” (pag. 94). Certo si parla di reggere il palco e sai il perché? Perché un palco è un creatore di aspettative, da un palco tutti ci aspettiamo qualcosa. L’aspettativa è la forza del palco e la croce del formatore.

Quindi è la nostra voglia di comunicare che fa un palco, e se un palco esiste già, l’aspettativa creata deve essere riempita dal nostro desiderio di comunicare e dal testo che vogliamo comunicare.

3 insegnamenti del teatro sullo spazio

Il teatro è molto chiaro sullo spazio. In particolare, ci consegna quattro assiomi.

  1. Scegli con cura. Come dice Giacomo Andrico, grande scenografo teatrale, lo spazio scenico è un segno registico fondamentale per uno spettacolo costruito con un forte impianto interpretativo. Che cosa significa? Che la decisione di allestire in un modo o in un altro lo spazio scenico dice già quello che voglio dire. Da qui la forza delle scenografie. Uno spazio allestito parla prima di noi. È per questo che nella formazione diamo molta attenzione al setting. Il setting è un misto di disposizione del normale attrezzario formativo (sedie, tavoli, proiezioni, ecc.) e di alcuni simboli che dicono il tema. Ora la prima cosa a cui pensare è la cura dello spazio, la cura si vede da alcuni segnali che diventano però già degli annunci della tua preparazione:
    Se hai allestito diversamente, dici che usi del tuo tempo per i formandi.
    Se hai trovato dei simboli, dici che hai bene in mente ciò che vuoi dire.
    Se metti tutto il materiale a portata di mano, dici che rispetti i formandi evitando perdite di tempo
    Se l’allestimento ha una visione globale finale, annunci una visione sistemica.
    ⇒ Se il tutto è coerente, firmi il tuo stile.
  2. Ciò che non serve eliminalo. La forza delle scenografie, ci viene insegnata anche da quegli spettacoli che tendono a eliminarle, puntando al minimo essenziale. Se non posso dare un senso o anche solo un po’ di bellezza a quello che ho, è meglio eliminarlo, toglierlo dalla vista, perché distrae soltanto. Pensa che in gergo teatrale, i tecnici dicono: “Bonifichiamo!” per eliminare tutto ciò che è stato usato per l’allestimento ma che non c’entra niente con lo spettacolo. Lo dicono, perché ciò che non serve è pericoloso, è esplosivo, è distraente, negativo.
  3. Riempi lo spazio. Tradotto in termini tecnici: “Muoviti!”, non nel senso di sbrigarti, ma in quello di muoverti nello spazio che hai a disposizione. Muoversi nello spazio quando parliamo, richiama l’attenzione, indica che il nostro dire riempie tutta la scena, risveglia le persone perché sembra che noi ci avviciniamo a loro, togliendole dalla loro confort-zone.Anche qui vediamo alcune regole semplici:
    Non ci si muove senza un motivo comunicativo. Meglio allora stare fermi e usare la gestualità nel giusto modo.
    ⇒ Va bene camminare per scaricare l’energia nervosa. Noi dobbiamo muoverci per scaricare l’adrenalina e lo stress in eccesso. Stare fermi pensando che le cose si risolvano da sole è come chiudere la valvola quando la pentola a pressione sta già facendo bollire l’acqua!
    Muoviti per sottolineare alcune frasi. Alcuni verbi evocano un movimento, in quel caso attuarlo aiuta la concentrazione di chi ascolta e ci permette di muoverci per scaricare lo stress.
    Metti nello spazio. Che cosa? Il testo, la storia o almeno parti di loro. A teatro è normale. Nella formazione Robert Dillts l’ha teorizzata nel concetto delle “ancore spaziali”: si tratta di mettere dei contenuti con il nostro corpo, in alcune parti del palco. Per esempio, tutti gli elementi positivi a destra e quelli negativi a sinistra oppure tutto ciò che riguarda il passato a destra e il futuro a sinistra, così chi ti guarda, vedendo al contrario, rivedrà la scrittura da sinistra a destra (ricordati che questo non vale con il mondo arabo che scrive al contrario!). La base delle ancore spaziali è la base della teatralizzazione delle favole: si crea un collegamento inconscio tra lo spazio occupato e il contenuto collegato. La regola è semplice: più è ripetuto in modo coerente, con richiami anche nel tempo, più funziona.

In conclusione

Ora hai alcuni consigli pratici per usare lo spazio come alleato per la formazione. Occorre perciò allenare il linguaggio ambientale, ovvero il linguaggio della cura dello spazio, che è l’unico che si può completamente preparare prima dell’evento formativo stesso. Per farlo ti lascio le domande di valutazione che ho messo nel Manuale, quando ne parlo (p. 84-85)

  • Quanta attenzione metto nell’allestimento dell’ambiente?
  • Che campo semantico generale ho scelto per l’ambientazione?
  • Che immagine ho scelto per il messaggio principale?
  • Quale oggetto/simbolo ho scelto per il messaggio principale?
  • Con quale proiezione accolgo la gente?
  • Quale track list di accoglienza?
  • Dove e come ho collocato i materiali che userò nella formazione?
  • Quale posizione delle persone è più adatta?

Rispondere a queste domande ti permette di scegliere al meglio e di fare eventuali correzioni prima di partire, perché lo spazio parla sempre prima di noi.

GG Cotichella

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APPUNTI DI VIAGGIO 10/22 (dal 7/3 al 13/3)

Lavoro

Quanto è importante il lavoro. Davvero. Certo uno vede subito la fatica, che è il significato in latino, ma quello più antico è invece proprio l’intraprendere, da cui deriva l’impresa. Lavorare è afferrare un obiettivo, è decidersi di ottenere qualcosa, che costa appunto fatica, ma l’obiettivo è un altro. La fatica è il prezzo da pagare per qualcosa che è immensamente di valore, perché con il lavoro io firmo il creato, aggiungo la mia identità al mondo e ancora più in profondità, perché noi siamo lavoro, noi viviamo finché il nostro corpo lavora.

Una settimana quindi all’insegna del lavoro quindi e non solo perché ho lavorato, ma perché il mio lavoro ha avuto a che fare proprio con il lavoro.

Lunedì 07/03 Insuperabili

Continua la bellissima formazione mensile che sto facendo con la dirigenza e le prime linee di questa fantastica associazione. E questa volta abbiamo lavorato proprio sui 4 principi del lavoro: la dignità, l’autorialità, la sollecitudine, la relazione. Ma abbiamo parlato anche del gioco del lavoro e del gioco nel lavoro… e ovviamente abbiamo anche giocato! E spiegare le relazioni con i colleghi con In una scala da 1 a T-Rex di Asmodee Italia è davvero senza prezzo! PS Ho fatto due foto agli Insuperabili… una normale e una mentre fanno un T-Rex… indovinate quale ho scelto?

Martedì 08/03 Scandicci – Oratorio d. Bosco

Doppio incontro dai salesiani di Scandicci!
Ho iniziato il percorso Cateché?, un progetto molto bello che lavorado sui fondamentali saperi del catechista (saper essere, saper fare, saper relazionarsi…) offre uno spunto per crescere in questa bellissima missione. Ci siamo divertiti molto con il gioco della ghigliottina applicato alle età educative. Un gruppo forte con cui faremo un bel percorso.

La sera invece un incontro con gli animatori del centro estivo per parlare di progettazione delle attività estive. Un tema che mi piace molto e che dà dignità e classe al lavoro del volontariato… che so che sembra un controsenso ma non lo è affatto.

 

Domencia 13/03 Saluzzo – Pastorale giovanile (Oratorio d. Bosco)

Una settimana all’insegna di d. Bosco! E ci sta nella settimana del lavoro. Don Bosco ha inventato il contratto di apprendistato e ha dato la vita per la formazione al lavoro dei suoi giovani. Ci trovo un “non so ché” di particolare.
Sarà poi che questo progetto nella diocesi di Saluzzo mi sta piacendo molto: formare 25 persone giovani universitari e lavoratori, per fare insieme la formazione degli animatori dei centri estivi della diocesi, è proprio un bel lavoro. E poi ieri ho sperimentato il consiglio di un amico: alla fine di questa formazione, proiettare il QRCODE del Pagliaio per invitare le persone a entrare in questa community di formazione e materiali! Risultato 25 persone in più che accogliamo con un grande benvenuto… perché grazie a loro arriveranno materiali anche per tutti gli altri… e ormai siamo quasi 750!!

Per questa settimana è tutto. Lavoriamo davvero con impegno e lavoriam con dignità, perché anche così ricostruiremo percorsi di pace.

Buona vita, buon lavoro, buon tutto.

GG

MA GESU’ AVEVA ANSIA DA PRESTAZIONE?

Inizia una nuova rubrica in cui i temi teologici incontrano le domande formative. Un modo per approfondire con un altro sguardo e uscirne arricchiti tutti, al di là di fedi, appartenenze, idee.

L’ANSIA NEL FORMARE E IL CREDERSI DIO

Forse la domanda è un po’ troppo diretta, solo che ultimamente mi è venuta tante volte: Gesù aveva l’ansia da prestazione? Ammetto che c’era parecchia proiezione, ma devo dire che è stata utile per capire meglio che cosa sia l’ansia da prestazione e come abbia risposto lo stile di Gesù.

L’ansia… c’è sempre?

Ogni volta che ci mettiamo in gioco, ogni volta che facciamo un’azione non abitudinaria con un obiettivo da raggiungere, noi ci agitiamo. La prestazione, cioè l’idea che il nostro fare debba confrontarsi con un successo o insuccesso nell’immediato, ci mette in agitazione, ci smuove l’adrenalina e un’altra serie di sostanze endocrine che ci possono far andare su di giri.
Sappiamo tutti che è normale, come sappiamo che che troppo spesso si esagera.
E quand’è che si esagera? Quand’è che abbiamo la vera ansia da prestazione? Vediamo alcune caratteristiche.

  1. Il risultato è correlato al giudizio degli altri. Il vero problema dell’ansia da prestazione è quando la nostra realizzazione, la nostra fiducia in noi stessi, è troppo sbilanciata verso i giudizi esterni. Gli altri ci aiutano a capire chi siamo, ma non possono deciderlo totalmente.
  2. Lo stress non è più “anche” positivo. C’è uno stress positivo che ci fa crescere e migliorare. La confort zone è sempre negativa, mentre lo stress è sia positivo che negativo. Nel caso dell’ansia da prestazione, tutto lo stress è vissuto come negativo.
  3. Lo stress è al di là della prestazione. Ben presto l’ansia da prestazione aumenta la sensazione di panico anche fuori dalle attività stressanti. Fin dall’inizio immaginiamo la nostra giornata catastrofica e questo non fa che peggiorare la situazione.
  4. La prestazione diventa maggiore del processo. Apparentemente innocua, è in realtà la condizione che alimenta l’ansia: se il processo rimane maggiore della prestazione, io posso andare al di là del fallimento, perchè vedo il resto della partita dopo un gol subito, il campionato dopo una sconfitta, il nuovo torneo dopo una retrocessione. Se questo non accade, anche un semplice passaggio sbagliato può fermarmi del tutto.

Gesù invece era libero

La sua libertà era data dall’andare in profondità negli argomenti. Per questo ai farisei può contestare una legge che da 10 comandamenti è arrivata a oltre 600 precetti. Non a caso si dice fariseismo, l’atteggiamento di chi pensa più all’apparenza che non alla sostanza.
Gesù era libero perché aveva chiaro l’obiettivo di vita e lì puntava, pagando anche le conseguenze in termini di crearsi dei nemici.
Tuttavia, era libero anche dal giudizio dei vicini. Quando tutti lo seguono, ha parole dure perché capisce che molti lo seguono per i miracoli che fa (prestazione) e non per i motivi per cui li fa (processo). Non annacqua i suoi ideali quando i primi discepoli se ne vanno perché il linguaggio è duro, ma aggiunge deciso agli apostoli rimasti, «Forse anche voi volete andarvene?» (Gv 6,67). «»

Gesù sapeva stressarsi bene

Per la sua missione non aveva molti momenti liberi. Ne è consapevole, tanto da dire a chi vuole seguirlo: «Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Lc 9,58).
Una volta, dopo che gli apostoli erano tornati dalla missione affidatagli, egli ha parola di cura e dice loro di andare in un luogo in disparte a riposare. Il piano sembra perfetto, eppure, come dice Marco, «molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose» (Mc 6,33-34).
Si ridona continuamente alla sua missione perché ci crede. Confucio diceva: «Fai quello che ami e non lavorerai neanche un giorno in tutta la tua vita». Gesù, lo applica. Pienamente.

Gesù viveva bene il momento

L’ansia da prestazione può portare a gravi problemi fisici: insonnia, disturbi sessuali, rabbia, fino ad attacchi di panico e veri proprie patologie somatiche. Gesù vive bene le emozioni: si commuove per Lazzaro, gioisce per il successo dei discepoli, si arrabbia molto per i mercanti. E poi vive l’agonia nel Getsemani. È un passo che sorvoliamo. Eppure lì si arriva a dire che «essendo in agonia, egli pregava ancor più intensamente; e il suo sudore diventò come grosse gocce di sangue che cadevano in terra» (Lc 22,44). È un particolare che riporta solo Luca, l’evangelista che la tradizione vuole medico. L’ematoidrosi, questo il termine scientifico, è un fenomeno raro in natura, di cui le spiegazioni sono ancora ignote. Si sa solo che è collegato a un forte evento stressante. Gesù lo vive, possiamo immaginarlo come un attacco di panico fortissimo, inaspettato.
Eppure dopo pochi minuti, Gesù sa rispondere a tono a Giuda, sa fermare la rivolta dei discepoli e guarisce l’orecchio di un servo colpito proprio dai suoi discepoli. Perché non avere l’ansia da prestazione, non significa non vivere la paura, l’agitazione. Significa, invece, non dargli più spazio di quello che deve avere, perché il coraggio non esiste come emozione, come emozione esiste solo la paura. Il coraggio è la decisione della volontà di rispondere alla paura.
Claudio Baglioni cantava: «Tra sparare e sparire scelgo ancora di sperare». Sparare e sparire sono le due opzioni che ci dà l’ansia da prestazione. Scegliere di sperare, è la firma di chi vuole fare la differenza, accettando le emozioni che si vivono, sapendo anche andare più in là.

Gesù vive l’imprevisto nel processo.

Un vecchio adagio, dice che «Gesù lavorò trent’anni, predicò tre anni, compì tutto in tre giorni, soffrì tre ore». Al di là di alcune evidenti limitazioni (Gesù non soffrì solo tre ore!) è vero però che la vita di Gesù sembra proprio un convincersi sempre di più della sua missione, fino ad arrivare a mettersi risolutamente in cammino per andare a Gerusalemme (Lc 9,51). Andare a Gerusalemme, diventa l’obiettivo, il realizzarsi. Oggi diremmo che dobbiamo eliminare ogni distrazione, che ciò che conta è la meta finale.
Gesù opta per un’altra modalità: tutto deve rientrare nel senso ultimo del suo andare a Gerusalemme, perciò nel suo “non perdere tempo”, egli trova il tempo per guarire una paralitica, un idropico, dieci lebbrosi, un cieco, trova il tempo di andare a casa di Marta e Maria, scovare Zaccheo, benedire dei bambini, parlare con un giovane ricco, scacciare i mercanti, pagare le tasse, contestare i sadducei, notare una vedova. Persino in croce trova il tempo di dedicarsi a un farabbutto, suo collega di pena. E avremo così il primo santo patentato. Gesù ha un obiettivo, ha un progetto, ma sa accogliere la vita, che è sempre più grande di ogni progetto umano. Gesù sa vivere il quotidiano nella tensione finale. Perciò ogni contrattempo non è più tale: tutto può essere d’aiuto a costruire il progetto finale.

In conclusione?

Ho iniziato l’articolo puntando sull’ansia del formare e il credersi Dio come formatori. Essendo teologo mi è semplice vedere Gesù come Dio. E mi aiuta molto pensare che se chi è Dio non avuto l’ansia da prestazione pur accettando di essere uomo, allora esiste una strada per tutti noi.
Perché credersi un dio prima o poi fa fare gli errori da ansia da prestazione.
Gesù regala a tutti, cristiani o non cristiani, un vademecum perfetto per vivere bene anche il più grande degli impegni senza ansia da prestazioni

    1. Dare il giusto spazio al giudizio degli altri. Ascoltare cosa dicono gli altri e poi riportarlo in spazi interiori dove mettere insieme il tutto: quello che dicono gli altri, quello che sentiamo, quello che abbiamo deciso e poi via. E poi diciamolo… in un tempo di leoni da tastiera, un bel po’ di commenti vanno eliminati alla base.
    2. Rinnovare lo stress positivo. Come si fa? Per assurdo creandosi delle sfide personali. Partendo da cose leggere, da piccoli obiettivi raggiungibili e migliorabili. Concedendosi il festeggiamento di quelli raggiunti. La celebrazione migliora l’autostima e il darsi piccole sfide ci fa fare cose belle lontano dal giudizio degli altri.
    3. Crearsi delle oasi. Se non stacchiamo mai, prima o poi l’ansia ci assalirà. E dobbiamo staccare non dall’identità ma dalla prestazione proprio per rinnovare l’identità. La natura ci dice che fa parte della prestazione, la non-prestazione. Il lavoro chiede il riposo, la terra coltivata chiede il maggese, la quotidianità la vacanza, la ferialità la festa. Se non le rispettiamo crolliamo.
    4. Lavorare sempre sui processi. Avere sempre obiettivi a effetto immediato, a effetto medio e a effetto lungo. Lavorare su obiettivi-scopi e fini. I primi dicono le sfide misurabili, i secondi dicono lo stile. Lo stile è importante perché quando perdiamo abbiamo sempre un punto da ripartire. Ricominciamo da tre, per citare l’indimenticabile Troisi, perché qualche cosa l’abbiamo imparato.

Gigi Cotichella