Un film può cambiarci la giornata, può farci ridere ma anche piangere, può rallegrarci o farci riflettere. Proprio sull’onda di quest’ultimo aspetto, si possono sfruttare le pellicole per dare il via a delle formazioni. In questo articolo vi proponiamo alcuni metodi e suggerimenti per utilizzare al meglio i film nelle vostre formazioni.
“Stupido è chi lo stupido fa”
Ci serviamo di questa frase di Tom Hanks, in Forrest Gump, per fare una riflessione: può il cinema essere formativo? Se pensiamo a quanti film ci hanno toccato, hanno smosso delle cose in noi, sicuramente sì. E fin dall’inizio il cinema è stato uno sguardo sulla realtà, talmente vero anche nella sua simbolicità, che la gente scappava al primo cortometraggio che riprendeva un treno in arrivo. Oggi, in realtà, sappiamo che tutto quello che vediamo è finto. Ma, come direbbe Gigi Proietti, non falso; per questo ci lasciamo lo stesso toccare, perché la potenza evocativa dell’arte, e in questo caso dell’arte in movimento, ci tocca.
La formazione con i film: i cineforum
Un film in fondo è un teatro che ci prende e ci trasporta nella sua storia mescolato a un libro che è sempre lì, che possiamo tornare a riprendere e rivedere. È proprio da questa forza che nasce il potere evocativo del cinema e quindi anche formativo. In fondo, finito un film, tutti sentiamo l’esigenza di dire due o tre parole e da quei commenti si può andare anche in profondità. Proprio su questa tematica è nata l’idea del cineforum, cioè dello sguardo, del confronto guidato dopo la visione di un film. Questo ha portato poi all’idea di vedere un film come uno strumento formativo, specialmente in classe.
Ma vuoi il poco tempo, vuoi le dinamiche di complessità in periodi storici passati di recuperare film, di fatto si cominciava ad andare in difficoltà nell’usare il cinema come uno strumento – vediamo un film e parliamone – soprattutto se il film era impegnativo.
Oltre gli ostacoli
Oggi tutto questo è superato per tre motivi.
Il primo motivo è la presenza e la capacità di recuperare film e scene di film pressoché ovunque con molta facilità.
Il secondo motivo è che il nostro pensiero sbriciolato e anche la quantità infinita di video nei vari social ci ha abituato a tempi brevi, cioè ad accettare di vedere e vivere una scena scollegata dal contesto, a guardare una scena svicolata dal contesto con un effetto lo stesso di soddisfazione.
Infine, la modalità, l’immersività del tempo dei media ci rende molto più agganciati all’immagine in movimento, che ce lo fa prediligere ad altre situazioni.
E quindi come si fa?
Cosa succede, quindi, come si fa a formare con il cinema oggi?
In realtà, già dovremmo cominciare a precisare che non solo cinema, ma anche serie TV, film d’animazione, insomma, tutto ciò che può essere cortometraggi, anche parte di documentari, ci interessa. Quando in una storia noi rimaniamo colpiti da una scena che potrebbe collegarsi a un tema, a un immediato, quella scena è dentro un flusso narrativo e quindi la scena funziona proprio perché c’è un prima e un dopo. Anche se poi sganciato dal contesto funziona lo stesso, ma ovviamente nel momento in cui veniamo colpiti da un flusso di narrativo, noi vorremmo sapere di più sui personaggi.
L’importanza del contesto
Siamo giunti così a svelare la prima grande regola di quando utilizziamo il cinema, i film, nel momento formativo: è fondamentale creare sempre un’ambientazione attorno a una scena, anche se si tratta della scena iniziale. Questa deve rispondere a due requisiti:
- creare il flusso narrativo che ha portato a quella scena, fare entrare le persone nella storia;
- creare il collegamento con quello che stiamo facendo, che ovviamente c’è perché abbiamo scelto quella scena del film proprio per parlare di quel tema specifico. Voglio parlare di leadership in un gruppo e decido, siccome sono un appassionato del MCU, di far vedere lo scontro o anche i più scontri fra Steve Rogers (alias Capitan America) e Tony Stark (alias Iron Man), che sono dei buoni spunti per come si esercita la leadership e forse qual è la leadership che ha veramente senso. Tutto il film Avengers, e in realtà l’intera saga, ruota su questo. Ma può essere utile anche semplicemente riprendere una o due scene e riportarle. Certo che va ricostruito appunto il contesto e perché facciamo vedere quella scena. Finita la visione, si devono guidare le sensazioni.
Tante metodologie per tanti obiettivi
Possiamo usare varie metodologie.
La voce del comandante
Il formatore o la formatrice parla, fa i collegamenti, apre dei mondi, colpisce per delle intuizioni che non sono viste che colpisce per le intuizioni che ha visto lui, ma non il pubblico dei formandi.
Il quiz
Una domanda particolare, molto precisa su qualche cosa che abbiamo notato, o perché ci fa piacere quella scena, che chiediamo al pubblico di vedere. Non importa se poi trovino la risposta o meno. Quello che conta è davvero lavorare sulla visualizzazione e sull’attenzione del pubblico su un punto, in questo modo l’interazione successiva risulterà molto facile.
L’eco guidato
Il formatore chiede ai formandi le sensazioni che hanno vissuto o che cosa li ha colpiti di più. Questa metodologia è utile quando ci sono molti dati dentro una scena e quindi si può fare una scelta e aiuta a sbloccare il pubblico così.
Il riflesso
Si passa dall’introduzione dopo la visione a chiedere una domanda, ovviamente creando dei paralleli non totalizzanti con la scena, cioè magari solo per un aspetto, o una dimensione. Alcuni esempi di quesito possono essere le seguenti: quando vi è capitata una cosa del genere? Il film che prerogative ha nella formazione? Le persone, ogni volta che rivedranno quel film e ne parleranno, si ricorderanno delle cose che vi siete detti durante la formazione?
Utilizzare un buon maxischermo, una videoproiezione e un buon audio
L’effetto sarà come stare al cinema e aiuterà a entrare in un’altra parte: ci fa uscire dalla quotidianità e ci fa entrare dentro il tema, che è uno degli aspetti che la formazione vuole sottolineare di più.
Una scheda di gruppo da compilare
Creare delle schede in cui ci sono riportate le frasi che abbiamo appena sentito, un’immagine della scena che serve da promemoria e aiuta molto nella costruzione di un lavoro successivo. Funziona esattamente come consegnare alla fine alla fine della formazione, se è tutta incentrata su alcune scene di film, una specie di segnalibro, una cartolina ricordo dell’evento in cui commissionare, in cui ricordare quello che abbiamo fatto nella formazione.
Alcuni consigli per il formatore
Oggi esistono alcuni siti che a pagamento offrono delle scene di film e delle schede, ma la cosa più importante per un formatore è semplicemente vivere di archiviazione, cioè, farsi prendere da un libro, da un film, da una scena, da una serie e tra metterla da parte scrivendone subito degli appunti. Poi nel momento in cui viene utilizzata per una formazione scrivere l’eventuale attivazione collegata. Ovviamente il trittico ti accompagna nella narrazione entrare nel film: visione emotivamente forte del film, lavoro sul ponte tra il film e la realtà che devo andare a migliorare, aggiungere uno spunto in più di cui parlare durante la formazione.
Quant’è la durata corretta di un pezzo di un film?
Allora, diciamo che, se siamo sotto il minuto o due minuti, in realtà parliamo più di un quasi un meme, che di uno spezzone di pellicola, quasi uno short molto divertente. Superati due o tre minuti, si comincia a entrare in una fase narrativa più importante. Di solito, oramai, è difficile che una scena duri più di 8-9 minuti; certo si possono fare anche più scene insieme ma in questo caso, ovviamente, è necessario fare un lavoro di montaggio non da poco. In generale, comunque, aiuta non superare il quarto d’ora oppure, qualora si superasse, bisogna davvero avere delle motivazioni forti e creare il giusto contesto.
Sul discorso dell’esecuzione, l’ideale sarebbe avere scene tagliate su misura, fatte bene, con un audio che sfuma all’inizio e alla fine per evitare dei tagli drastici e così anche il video che va in nero sfumando e a volte l’ideale è anche avere delle scritte iniziali e/o finali.