CHE COS’È L’ANIMAZIONE DA PALCO

Che cos’è l’animazione da palco? Un articolo per entrare dentro questa grande domanda e scoprire un mondo dietro questa modalità di spettacolo.

L’animazione da Palco è…

Sembra il titolo di un tema con svolgimento libero. So che vi aspettereste una definizione netta, precisa, dettagliata, definitiva, sull’animazione da palco; sarebbe bellissimo, un po’ per distinguerla dal resto, spiegando il suo valore aggiunto, e un po’ per prendere le distanze da ciò che non è. Tuttavia, non è possibile farlo; almeno non subito, poiché di per sé, già il nome, è qualcosa di complesso. Pensateci per un attimo. Animazione da palco è un nome suddivisibile in due grandi parti: animazione e palco. Forse per poterla definire dobbiamo prima di tutto separare i due termini e scoprire cosa li contraddistingue.

Animazione

Questo sì che è un bel termine per iniziare e che ha mille sfaccettature!
Ci si potrebbe scrivere un libro. Insieme a Gigi Cotichella abbiamo scritto un e-book gratuito sui significati dell’animazione. Per iniziare, faccio come ai corsi in cui lavoro sull’animazione (corsi docenti, animatori, OSS, ecc.). Mi piace cominciare con una domanda per connettermi al meglio con il “pubblico” in aula: se vi dico animazione o animare che cosa vi viene in mente? Il risultato ogni volta è sempre molto vario, ma ci sono cose che vengono richiamate con frequenza: animatore da villaggio, balli, divertimento, gioia, allegria, benessere, coinvolgimento, gioco aperitivo, catechismo, ecc.
È in quel momento che richiamo all’attenzione il significato etimologico: dare spirito, dare vita.
Fermatevi ora! Ci pensate a quali risvolti e conseguenze pratiche può avere un significato del genere?

Dare vita nella pratica e nel senso

In natura solitamente distinguiamo tra esseri animati e cose inanimate. Se questo ancora non dice niente, pensate a un corpo quando va in arresto cardiaco: se non si ha la prontezza di chiamare i soccorsi e di intervenire, magari con un massaggio cardiaco, si rischia di arrivare al peggio facendo perdere a quel corpo il suo soffio vitale, e questo lo renderà inanimato.
C’è anche un altro significato che possiamo associare a tale significato e vorrei sintetizzarlo con una frase ripresa da una poesia intitolata Lentamente muore: <<essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare>>. Non basta semplicemente respirare per poter affermare di essere vivi. Clinicamente certamente sì, ma tutti possiamo immaginare cosa accade ad una persona quando rimuove ogni forma di interesse e di contatto sociale, oltre che la consapevolezza del proprio valore. Animare è un principio di vita con risvolti sia pratici sia di senso. Quando si anima, in qualunque contesto, non si fa altro che restituire questo principio di vita alle persone e tra le persone (noi compresi). Ecco perché ci serviamo di tutti gli strumenti utili per poter muovere le emozioni, generare incontro, creare ponti di relazione, approfondire un senso.
Animare è tutto questo.

Palco

Esistono diversi contesti in cui l’animazione può fluire, ma qui si parla di palco. Indica il campo artistico e della comunicazione, per questo ci si dovrà servire di tutte le tecniche, le modalità e le metodologie di quel mondo, perché possiamo definirlo proprio così: il palco è un mondo
È uno spazio particolare, privilegiato e quasi magico perché è un luogo che può esistere ovunque e in cui si diventa qualsiasi altro. Il palco è creato prima di tutto dalla persona, più che dallo spazio fisico. Di fatto, si ha un palco tutte le volte che qualcuno vuole dire qualcosa di importante a più persone insieme. Pensate a un artista che richiama l’attenzione quando si esibisce per strada: la gente non è obbligata a fermarsi, fa altro, eppure viene catturata e tenuta di fronte a quel palco che non ha una struttura fisica. Ma non basta solo “crearsi” un palco, bisogna anche “saperlo reggere”. Se non siamo abituati a creare un palco avendo qualcosa da dire, quando ne calcheremo effettivamente uno, avremo paura a causa delle troppe aspettative. Queste arrivano da quella parte del palco che riguarda il boccascena e il proscenio. Se il fondale e le quinte restano chiuse all’accesso del pubblico, le altre due, semiaperte, vanno a creare la “quarta parete”. Per quanto assurdo possa sembrare, c’è la possibilità di costruire una parete sul pubblico, che si ritrova così a teatro come se vedesse un film. La storia viene raccontata e io la seguo. Ma ci sono altri tipi di teatro (varietà, cabaret, ecc.) che hanno cercato di abbattere la quarta parete per costruire una maggior relazione con il pubblico.

La missione dell’animazione da palco

L’animazione da palco ha questa missione: rompere la quarta parete e portare avanti il proprio spettacolo insieme al pubblico. Dentro una storia, seppur minimale rispetto a un’opera teatrale, c’è l’animatore che conduce ma ci sono anche determinate parti che funzionano e hanno senso solo se il pubblico offre il suo contributo per caratterizzarle. Maggiore relazione si andrà a creare con gli spettatori, maggiore sarà il coinvolgimento che ne deriverà. La qualità di uno spettacolo di animazione da palco è misurabile dalla partecipazione delle persone sotto diversi aspetti: benessere, divertimento, risate. Non facciamo, dunque, l’errore di osservare solo quanta gente balla con gioia, perché sono numerosi gli aspetti da considerare. L’animazione da palco tiene conto di un dato fondamentale: il pubblico è formato da diverse persone, con caratteri e temperamenti differenti. Se l’obiettivo dell’animazione da palco è coinvolgere il pubblico, perché stia bene e possa provare gusto nel far parte dello spettacolo, l’animatore può servirsi di alcuni “attrezzi” provenienti da vari mondi dello spettacolo per poterci riuscire. Questi mondi sono otto e possono andare a creare il giusto mix:

  1. Teatro;
  2. Circo;
  3. Gioco;
  4. Comicità;
  5. Conduzione;
  6. Ballo;
  7. Musica;
  8. Scrittura;

Da questi attingiamo per un’animazione da palco non solo performante, ma che mantenga anche una tensione costante verso il pubblico. A questi otto mondi associamo un’ultima competenza, altrettanto fondamentale e allenabile: la competenza relazionale, trasversale a tutti i mondi. È quella che ci consente di relazionarci con il pubblico, meravigliandolo, ascoltandolo, ma, soprattutto, facendolo diventare davvero protagonista.

L’animazione da palco è…

Siamo partiti da questa frase lasciata in sospeso e, dopo questa immersione, possiamo finalmente proseguire.
L’animazione da palco è quella forma di teatro che lavora sulla relazione con il pubblico per abbattere la quarta parete e che, insieme al pubblico stesso, costruisce la storia dello spettacolo utilizzando una varietà di linguaggi presi dal mondo ludico, comico, teatrale, musicale, circense.
Non è un ibrido o un surrogato di tutte queste cose fuse in un’unica forma. È animazione da palco. Dà vita dentro un certo tipo di contesto, dove la storia e il viaggio prendono forma, nella speranza di lasciare un pubblico migliore rispetto a quando il viaggio stesso è iniziato.

Manuel Carboni

Foto di Asia CultureCentre su Unsplash