La pastorale, anche quella che si occupa dei giovani, è in effetti una questione che scotta nella vita della nostra Chiesa. Scotta, ma non brucia, purtroppo non fa calore, né luce. Quasi mai e sempre troppo poca. Ci si chiede se il messaggio sia ancora convincente… ma forse non si tratta di mettere in dubbio il contenuto… dovremmo provare a mettere in discussione i canali attraverso cui lo raccontiamo! In questo articolo proviamo a parlare di questo e a darci una direzione…
Sono i giovani che si sono allontanati dalla Chiesa o è la Chiesa che si è allontanata dai giovani?
Oratorio!
Che potere evocativo questa parola eh! Quanti palloni! E i suoni dei balli di gruppo e i calcetti e gli amici, e quanti animatori, quanto sacerdoti e consacrate e consacrati abbiamo incrociato!
Da qualche parte più che altrove di certo, ma ovunque, in Italia, l’oratorio è stato potere di catalizzazione, luogo dei giovani per i giovani… eppure oggi non funziona…
Un certo prete amico dei social recentemente si chiedeva: ma sono i giovani che si sono allontanati dalla Chiesa o è la Chiesa che si è allontanata dai giovani?
Ebbene. Credo sia da qui che dobbiamo ripartire a pensarci, esattamente da questa domanda.
Proviamo ad allargare lo sguardo
La nascita dell’oratorio è stata caratterizzata dall’azione di persone carismatiche: da Filippo Neri a Giovanni Bosco, da Maddalena di Canossa a Leonardo Murialdo. Per molto tempo questa è stata una peculiarità dell’oratorio, la sua sopravvivenza era legata all’azione di qualcuno particolarmente votato a stare con i più giovani. È chiaro che oggi un modello di questo tipo non è più proponibile. Ciò perché alla domanda complessa come quella della società ipermoderna, si devono dare risposte articolate che non può dare un personaggio carismatico da solo. L’oratorio è dunque il luogo dell’impegno comunitario a servire i suoi figli che sono visti come coloro che avranno la responsabilità futura della comunità.
Un ponte di competenze
Così mentre alla comunità cristiana e al luogo principale del suo radunarsi (la chiesa parrocchiale) spetta il compito di celebrare i sacramenti, di educare alla fede, di celebrare l’eucaristia, all’oratorio, come strumento pastorale integrato, spetta il compito di far da ponte, come diceva Paolo IV, tra la strada e la Chiesa.
È chiaro che dal punto di vista sociologico, di intervento sociale, quest’opera rientra entro le categorie del servizio sociale a bassa soglia; ciò non significa, però, che debba rinunciare a una seria progettualità relazionale e formativa, integralmente educativa. Lo stile dell’accoglienza dell’oratorio esige una chiara impostazione identitaria e progettuale. Si tratterà di costituire un progetto, ambienti predisposti all’accoglienza, di formare gli educatori e gli animatori al servizio gratuito e professionale.
La pastorale è la vita della gente!
Uno degli assi fondamentali della pastorale, per come la intendiamo noi di Ago, sono le competenze… potremmo chiamarle con un altro nome… il lavoro.
Pastorale è educare ad un sapere che è complesso! Complesso perché fatto di tanti pezzi: è sapere che conosce, è sapere che agisce ed è sapere che comunica. La pastorale ha bisogno di uscire dalla paura di commistionarsi con la vita della gente e lasciarsi inquinare dalla bellezza del presente che è tempo di salvezza!
Se affermiamo, con le nostre scelte, che il presente e i suoi retaggi, non sono occasione di salvezza allora staremmo affermando che questo tempo è maledetto, che qui non c’è Kairos, e che la Chiesa ha fallito! Beh spoiler… non è così!
Ci si può rimboccare le maniche e imparare a immischiarsi! Perché la pastorale è la vita della gente. È: copula e non congiunzione!
Ripartire dall’essenziale: to know how
Una pastorale che testimoni e racconti come sia possibile la vita da Cristiani oggi! Quali sono le skill tipiche del cristiano, le sue competenze relazionali, le attenzioni che lo caratterizzano. Una pastorale che non tema la strada e l’on-line. Una pastorale che incontra occhi e volti, che chiama per nome, perché riparte da ciò che è essenziale: la relazione personale.
Perché in fondo è così da sempre: è davvero innovativo ciò che ci riporta all’essenziale!
Foto di Kimson Doan su Unsplash