ORGANIZZAZIONI FELICI

Capire cos’è la felicità è il primo passo per perseguirla nella vita così come nel lavoro, anche perché… il lavoro è parte della vita!

Facciamo un po’ di ordine… felicità?

Iniziamo con la necessità di chiarire il significato di tre parole spesso impropriamente utilizzate in modo interscambiabile: salute, benessere e felicità.

  1. Salute: Questa rappresenta uno stato completo di benessere fisico, mentale e sociale, andando oltre la semplice assenza di malattia.
  2. Benessere: Si tratta di uno stato positivo che scaturisce dall’esperienza individuale ed è strettamente legato alle condizioni ambientali, sociali ed economiche che influenzano la vita di una persona.
  3. Felicità: Contrariamente al benessere soggettivo, la felicità è uno stato interno-soggettivo di natura emotivo-relazionale, strettamente legato alla situazione in cui ci si trova.

Proprio “situazione” è la parola chiave per comprendere a pieno il significato di felicità. Essendo uno stato emotivo ha una natura bifronte, coinvolgendo sia la propensione dell’individuo a sperimentare determinati stati d’animo che le emozioni generate dalle interazioni immediate e contestuali, vale a dire, le situazioni in cui ci si trova. Questa duplice dimensione conferisce alla felicità una natura complessa e coinvolgente, che va oltre il semplice benessere soggettivo.

Si può essere felici anche a lavoro? (spoiler: si!)

Un po’ di scetticismo è comprensibile, ma anche il lavoro può essere una situazione felice. Non solo! Il lavoro è un fattore determinante per essere felici in tutte le altre situazioni che si vivono.

Il lavoro è…

La situazione lavorativa è – tipicamente – un’attività caratterizzata da:

  • un contesto di interazioni. Quelle con colleghi, superiori, supervisori e altri stakeholder all’interno dell’organizzazione. La qualità di queste interazioni può influenzare notevolmente l’esperienza del lavoro.
  • un luogo e un momento specifici. Contrariamente a molte altre attività quotidiane, al lavoro si svolgono le proprie mansioni in un ambiente fisico specifico come un ufficio, un cantiere o un negozio, e seguono un orario di lavoro prestabilito.
  • una connessione con altri processi. Il lavoro non è isolato, è strettamente collegato a una serie di processi organizzativi più ampi che, quindi, contribuiscono a loro volta agli obiettivi generali dell’organizzazione.
  • una struttura organizzativa. Le attività individuali sono inserite in un contesto gerarchico e organizzato, dove vi è una distribuzione di ruoli e responsabilità definite.

Questa natura del contesto lavorativo sottolinea l’importanza di considerare non solo il singolo e specifico compito svolto da un individuo, ma anche tutto l’ambiente in cui si lavora.

Lavoro felice, presente!

Lo stesso discorso vale quando si parla di una situazione lavorativa felice.
Va fatta ancora una distinzione per comprendere a pieno, senza confonderla, che cosa sia la felicità sul lavoro (è vero, sono tante righe per essere una premessa… ma infondo la felicità non è una delle più grandi aspirazioni di tutti? Si merita qualche parola in più!). È importante distinguere la felicità sul luogo di lavoro da concetti simili come:

  • soddisfazione lavorativa, un sentimento positivo verso il proprio lavoro e al significato attribuito ad esso. La remunerazione economica è un esempio di rinforzo positivo non legato al fatto di essere felici.
  • impegno lavorativo, uno stato interno legato al lavoro caratterizzato da passione e dedizione. Può derivare da una predisposizione personale e dall’educazione ricevuta, ma non per forza da una “grata restituzione”.
  • coinvolgimento affettivo, un attaccamento emotivo all’organizzazione costruitosi nell’arco del tempo e che, quindi, rappresenta un continuum nella vita del lavoratore.

Questi elementi possono contribuire alla felicità ma sicuramente non la esauriscono. Come detto all’inizio dell’articolo, anche nel contesto lavorativo (ed eccoci finalmente alla definizione) l’attributo situazionale è la chiave. La felicità è uno stato positivo interno-soggettivo nel qui-e-ora, generato dalle interazioni reali immediate (colleghi e altri stakeholders) e dagli ambienti fisici (tanto un ufficio quanto la stanza utilizzata in smart working) in cui si sta.

Il lavoratore felice fa bene all’azienda

La recente consapevolezza del valore della felicità sul luogo di lavoro emerge da numerosi studi che dimostrano come gli individui più felici non solo gestiscano gli eventi stressanti in modo positivo, ma mostrino anche un miglioramento delle prestazioni e un maggiore coinvolgimento nei confronti dell’organizzazione.
Tuttavia, prevale ancora una prospettiva patogenica, focalizzata sulla riduzione dei fattori stressanti e dannosi, piuttosto che su una prospettiva salutogenica che si concentra sull’identificazione dei fattori che contribuiscono ad aumentare la felicità, oltre al benessere e alla salute. Questo paradigma emergente suggerisce un cambio di atteggiamento, spostando l’attenzione dalla semplice mitigazione dello stress alla promozione attiva del benessere e della felicità.
Fattori chiave, come il significato della propria attività, la gestibilità del carico di lavoro e la comprensibilità delle dinamiche lavorative, sono identificati come elementi cruciali per contribuire alla felicità sul luogo di lavoro. Includere questi aspetti nella progettazione e nella gestione delle attività lavorative può avere un impatto significativo sulla felicità complessiva dei dipendenti.

Buone pratiche per concludere

L’adozione di pratiche e riflessioni specifiche può contribuire significativamente a promuovere un ambiente lavorativo improntato alla felicità, sia per dipendenti in azienda che per professionisti freelance, indipendentemente dalla modalità di lavoro (in ufficio o da casa). Alcune strategie chiave sono:

  1. Bilanciare le richieste di lavoro e monitorare lo stress: Riconoscere l’eustress positivo che può derivare dalla sfida e dalla motivazione, evitando che si trasformi in distress dannoso. Un gestionale equilibrio può migliorare la salute mentale e il benessere complessivo.
  2. Lavorare sul team e il supporto sociale: Valorizzare le relazioni interpersonali all’interno del team è fondamentale. Il supporto sociale da parte dei colleghi non solo contribuisce a una prospettiva situazionale positiva sulla felicità, ma migliora anche il clima lavorativo e la collaborazione.
  3. Curare l’ambiente di lavoro: Oltre alla sicurezza, creare spazi di lavoro belli, accoglienti e luminosi può influenzare positivamente lo stato d’animo degli individui. Un ambiente piacevole può favorire la creatività, la produttività e il benessere complessivo.

L’implementazione di queste pratiche non solo migliora la felicità individuale dei lavoratori, ma contribuisce anche a coltivare un’organizzazione positiva, capace di affrontare sfide e promuovere un clima lavorativo sano e appagante. In definitiva, investire nella felicità sul luogo di lavoro si traduce in benefici tangibili per gli individui e per l’azienda nel suo complesso.

Simone Guida

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