LA CURA DELL’AULA

Ogni spazio può diventare un luogo significativo se curato e trasformato in uno spazio abitato e vissuto. Questa metamorfosi è fondamentale quando parliamo di setting formativo.

TRASFORMARE LE AULE IN LUOGHI

Lo spazio vs il luogo

Chiudi gli occhi. Pensa alla parola “aula”. Che immagine genera la tua mente? Probabilmente dietro le tue palpebre è emersa una stanza rettangolare con delle finestre tutte sullo stesso lato. Al suo interno una cattedra verso cui sono rivolti un numero di banchi e sedie che oscilla tra i 15 e i 30. Vicino alla cattedra una lavagna di grafite con i gessi, forse una LIM. Tendenzialmente un’aula si presenta così nell’immaginario italiano. Certo, poi ci sono i piccoli dettagli che la personalizzano come la disposizione del cestino, i fogli appesi alle pareti, eventuali armadi, ecc. ma la sostanza è praticamente uguale per la maggior parte delle persone.

Ma se tutte le aule sono uguali, come mai l’accezione che gli viene data differisce da una persona all’altra? Se ti chiedessi di dare un colore all’aula che ti ho chiesto di evocare poco fa, il tuo colore difficilmente sarà uguale al mio.

Questo perché l’aula non è solo la sua struttura architettonica e la disposizione degli oggetti al suo interno; non è semplicemente uno spazio. L’aula è un luogo, è cioè uno spazio carico di significati emotivi e relazionali, è uno spazio abitato, vissuto. Il luogo è un’entità socio-culturale, fatta di spazi, oggetti, tempi, ritmi, riti, persone e relazioni. Per questo la percezione e il significato che si dà a un luogo è personale e unico, perché tale è il nostro vissuto.

Da spazio a luogo

L’uso dello spazio è un elemento fondamentale di ogni metodica educativa e formativa. La disposizione e la scelta degli oggetti, degli arredi, del materiale nei luoghi in cui si svolge il processo educativo e la loro strutturazione architettonica, si pongono come variabili formative sulle quali non è possibile non svolgere una riflessione.

Quando progettiamo una formazione, che sia un incontro solo o un percorso più lungo, non dovremmo mai dimenticare di porci una domanda: “Di quale spazio ho bisogno?”. La risposta implica l’avere in mente quanto grande deve essere l’aula per contenere il numero di persone, ma non solo. Vuol dire anche sapere quali oggetti ci devo essere e quali devono essere assenti. Indica la disposizione dei materiali, degli strumenti e delle persone; la possibilità di muoverli e l’intenzionalità di muoverli, di fargli fare delle cose, di creare dei momenti di incontro o di distanza, di lavoro in gruppo o meno. Denota l’avere in mente tutta la scaletta del mio agire formativo.

L’attenzione allo spazio è una delle condizioni indispensabili per la buona riuscita di un intervento educativo e/o formativo. Porre attenzione e cura allo spazio significa creare le condizioni per un ambiente rassicurante che accoglierà il singolo o il gruppo, segnalando che il formatore ha in mente un progetto coerente in funzione delle persone a cui si rivolge e dell’obiettivo che si è dato.

La questione dell’organizzazione spaziale dell’aula non può limitarsi alla sola disposizione dei diversi oggetti presenti in essa, è necessario concepire l’aula come un sistema. Si tratta dunque di allestire lo spazio in modo tale da consentire lo svolgimento delle attività formative (e didattiche) in modo funzionale per tutti. Significa avere in mente che tipo di luogo voglio creare con il mio intervento.

L’aula come luogo

Questo diventa fondamentale soprattutto quando andiamo a fare formazione in aule e spazi (pre)definiti, su cui abbiamo poco margine di azione e di cambiamento. A volte dobbiamo fare i conti con la fissità dello spazio e il suo uso solito. È un delicato equilibrio tra l’ideale immaginato e il reale in cui facciamo, tra lo spazio dei nostri sogni e l’aula che ci propongono per fare formazione.

Potremmo dire che l’aula in cui facciamo formazione è il palcoscenico che siamo chiamati a calcare. Quando si allestisce uno spettacolo non è sufficiente conoscere il testo. C’è bisogno di costruire la scenografia perché il testo risulti più incisivo. La scenografia sostiene e rende più incisivo il messaggio che si vuole veicolare. E una buona scenografia è studiata per essere adattabile ai diversi palchi su cui andrà in scena lo spettacolo.

Per altre riflessioni sulla relazione tra teatro e spazio della formazione ti consiglio leggere questo articolo (https://www.agoformazione.it/2022/03/27/lo-spazio-nella-formazione/) scritto da Gigi Cotichella.

Conclusione

Essere attenti e dare un significato al fare formativo implica anche porre attenzione alle dimensioni materiali in cui si gioca la formazione. Significa tematizzare il dispositivo materiale che vive in ogni aula, quella specifica articolazione di spazi, tempi, corpi, codici e oggetti.

Lo spazio deve trasformarsi in un luogo che sappia prendersi cura, che non favorisca la separazione ma la relazione con il contesto e tra le persone, che sia stimolante, accogliente, che non attivi l’estraniazione ma l’appartenenza, la comunicazione.

Un tale spazio attiva la creatività, è generativo e viene riconosciuto non solo attraverso un codice formale (com’è) ma secondo un codice percettivo (come lo vivo). Lo spazio cartesiano delle aule in cui svolgiamo formazione deve essere quindi interrogato nella sua capacità di diventare luogo. Gli spazi si trasfigurano in luoghi significativi solo se sono costruiti intenzionalmente come tali da coloro che li abitano.

Il formatore è colui progetta questo luogo e lo costruisce, insieme alle persone che vivono la formazione.

Irene Raimondi

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