L’inizio di un nuovo anno scolastico è una pagina bianca che si apre per studenti e docenti, una sfida tutta da vivere ed esplorare. Come trovare la spinta per affrontare questa nuova partenza?
Crediamo ancora nei buoni propositi?
“A settembre, c’è nell’aria una strana sensazione che accompagna l’attesa. E ci rende felici e malinconici. Un’idea di fine, un’idea di inizio” (Fabrizio Caramagna)
E’ questa la citazione che ho scelto per descrivere l’inizio di questo nuovo anno scolastico. Gli inizi hanno un sapore dolceamaro, ci ricordano la chiusura di ciò che stiamo vivendo e l’apertura di un nuovo cammino ricco di sorprese.
Come grandi funamboli percorriamo questa linea sottile che separa l’inquietudine dell’ignoto e la gioia della scoperta. E l’equilibrio fra le parti? Come orientarsi nel marasma in cui precipitiamo appena tutto riparte?
Un ottimo spunto
Ho concluso da pochi giorni il percorso di formazione OrientaMenti, il nuovo corso del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) per la figura di tutor dell’orientamento e docente orientatore. Tralasciando i dettagli tecnici e il mio personalissimo feedback sul corso, ho avuto un’epifania durante una video lezione sul programma Learning to Become di “Avanguardie Educative” https://www.indire.it/progetto/il-programma-learning-to-become-di-avanguardie-educative/
Si tratta di un programma sperimentale per la scuola secondaria di primo e secondo grado sulla dimensione del curricolo. Ma al di là delle specifiche e dei dettagli di questo progetto per i quali rimando al link soprastante, ho trovato illuminante la sua presentazione: “ un contenitore di paradigmi generativi capace di ridefinire il perimetro del pensiero critico, della coscienza globale e dell’intelligenza sociale”. Questa definizione per me descrive ciò che dovrebbe essere il sistema scuola: un luogo che genera vita, che risveglia le coscienze e accende lo sguardo sul sistema mondo.
Il vademecum del buon insegnante per learning to become
Leggendo i vari punti che compongono il Learning to become ho pensato che potesse essere trasformato nel vademecum per un buon anno scolastico, così ho costruito una piccola mappa per i docenti.
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Ristabilire centralità all’umanesimo andando oltre i propri confini: abbattere le distanze, farsi prossimi agli studenti provando ad uscire dalla propria “zona di comfort”, andare oltre le proprie convinzioni, concedendosi la libertà della sorpresa e dello stupore. Ci possiamo incontrare solo se ci rendiamo vulnerabili.
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Ristabilire la connessione con il Tutto: la cultura umanistica, le scienze dell’uomo e le scienze naturali sono interconnesse fra di loro, così come gli uomini hanno profondi legami che li uniscono, una forza centripeta ci stringe in un abbraccio e ci connette profondamente. L’educazione dovrebbe richiamare questo legame ed esplicitarlo.
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Agire in relazione: John Donne nella sua poesia ci ricorda che “nessun uomo è un’isola” (https://www.sololibri.net/nessun-uomo-e-un-isola-significato-john-donne-poesia.html), nessuno di noi può vivere se non in relazione con gli altri, legame necessario e indispensabile per vivere. All’interno di una società sempre più individualista che promulga la cultura dell’isolamento diventa urgente muoversi controcorrente e insegnare l’arte dello stare in relazione, in primis con la nostra testimonianza credibile.
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Educare ad una cittadinanza globale: pensare ad un mondo sistemico e aprirsi a ciò che è altro da sé. La figura educativa diventa un allenatore del pensiero complesso che accetta e integra la multidimensionalità dei problemi che attraversano l’era che viviamo.
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Esercizio di realtà: sappiamo che sempre più il compito di realtà sta diventando uno strumento didattico efficace per guidare lo studente a mettere in campo le sue conoscenze e abilità acquisite in situazioni di vita reale. La sfida è quella di portare il nostro insegnamento fuori dall’aula e incarnarlo nella vita di tutti i giorni, in modo che i nostri studenti non pronuncino più “ma questo a cosa mi serve?” ma vivano lo studio come l’alleato principale della loro crescita umana, culturale e anche spirituale.
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Guide di un nuovo cosmopolismo: lo sviluppo della tecno-scienza e della società dell’informazione potrebbe avverare il sogno di John Dewey di un’educazione democratica. Le nuove tecnologie portano ad una maggiore capacità di problem solving, di socializzazione e si basano sul senso di gratuità che allena la generosità. Oltre le criticità e i rischi di questi nuovi potenti mezzi, è nostro compito quello di evidenziare la democraticità di internet e del sistema digitale in cui viviamo. Come ci ricorda padre Spadaro “La tecnologia esprime il desiderio dell’uomo di una pienezza che sempre lo supera sia a livello di presenza e relazione sia a livello di conoscenza: il cyberspazio sottolinea la nostra finitudine e richiama una pienezza”1.
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Recuperare un’etica del pianeta: educare alla sostenibilità ambientale e umana. Papa Francesco parla di Ecologia integrale che tiene insieme la dimensione ambientale con quella sociale.
Per concludere sul metodo Learning to become
Diceva il mio maestro di Aikido “anche un cammino lungo mille km inizia sempre con il primo passo”. La vera sfida è compiere solo un passo alla volta, un giorno alla volta.
La transizione ecologica e digitale che viviamo ha bisogno di un nuovo contesto educativo e culturale. Dobbiamo davvero imparare a diventare parte di un tutto che si muove verso un nuovo umanesimo planetario. Il nostro sistema scolastico è fatto di persone. Spesso abbiamo la tentazione di generalizzare, mentre è proprio dalle figure educative che nasce il cambiamento che deve essere consegnato alle nuove generazioni. Allora non ci rimane che “imparare a diventare” pionieri di una nuova sfida antropologica.
Anna Desanso
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