GrESTATE
Il grest oltre la prospettiva dell’impegno estivo. Una riscoperta del valore dell’Annuncio attraverso l’impegno della comunità intera, un nuovo modo di professare il Credo.
Estate, mare, grest o centri estivi credo che nel vocabolario italiano siano sinonimi. Tra pochi giorni la realtà pastorale nazionale avrà finalmente un programma unitario: l’estate ragazzi. In moltissime parrocchie tutto si ferma, tutto si coinvolge, le energie di tutti si moltiplicano proprio nella realizzazione dei centri estivi per bambini e adolescenti.
Il grest estivo è attualmente il fenomeno aggregativo che coinvolge trasversalmente più persone attorno alla parrocchia, anzi credo sia l’attività proposta dalle parrocchie che coinvolge più persone, non solo in senso numerico, ma per la diversità di chi partecipa nelle modalità e forme più disparate.
C’è un tempo per tutto/i
Se la durata di queste esperienze varia da un minimo di una settimana fino ad un massimo di sette/otto settimane, per quanto riguarda il tempo di preparazione le tempistiche cambiano drasticamente. C’è chi si ritrova a preparare il grest la settimana stessa e inizia rincorrendo persone e materiale per allestire, oppure si oscilla verso chi invece dedica all’organizzazione mesi, con riunioni, formazione sui giochi, lavora sulle motivazioni, sulla sicurezza, etc.
Alcune parrocchie pensano al centro estivo proprio come ad un percorso, scandito nei mesi, un tempo vissuto negli spazi parrocchiali che può rivelarsi come uno dei più “corposi” tra quelli che una comunità propone.
Avanti c’è posto!
Il grest è il momento in cui la parrocchia intreccia legami con tutte le realtà della comunità. Di solito il fulcro delle attività sono i bambini nell’età scolare fino alla terza media, ma proprio qui si catalizza la presenza di una comunità nella sua interezza per la diversità delle età: adolescenti che fanno gli animatori, giovani che coordinano e adulti che gestiscono iscrizioni, laboratori, merende e gite. In questa rosa di importanti supporter hanno anche un loro posto gli anziani, che anche solo con la preghiera sostengono e partecipano. Ci sono intere famiglie che proprio attraverso la dimensione del gioco ritrovano un legame con la comunità e sperimentano il servizio.
Accade però una cosa ancor più interessante, la presenza non è solo una questione numerica, ma il grest ha il potere di coinvolgere persone così diverse tra loro che raramente nel resto del tempo di un anno pastorale hanno l’occasione di incontrarsi e lavorare insieme. Accade il miracolo di vedere insieme persone che non praticano, che non seguono i ritmi dei sacramenti, fedeli di altre religioni, tutti quelli che solitamente sono considerati i lontani, che collaborano e si rendono disponibili e partecipano alle attività proposte.
La parrocchia ritrova cosi la possibilità di un primo annuncio in stile missionario e al tempo stesso guida alla scoperta dell’identità del Credo attraverso la cura delle relazioni e l’attenzione ai piccoli (intesi non solo d’età). Per questo fare un grest non significa solo dedicarsi alla parte ludica, ma corrobora il senso di comunità ed è una delle più efficaci occasioni di annuncio del Vangelo.
L’adolescenza non è un problema
Il ritornello più consueto di una normale comunità parrocchiale è che i giovani non ci sono. Le giovani generazioni sono attratte da tutto tranne che dalle “nostre” proposte e dagli ambienti parrocchiali. Per la maggior parte delle attività, se non per tutte, gli adolescenti vanno “spinti ad entrare”, a volte addirittura forzati ed inseguiti, quasi pregati.
Nella proposta estiva del grest, in modo inequivocabile, si assiste ad un fenomeno inverso. L’interesse dei ragazzi cresce a tal punto che solitamente sono proprio loro ad interessarsi per poter far parte del progetto. Sono disposti a seguire corsi di preparazione, ore di allestimento ed organizzazione. Investono un tempo lunghissimo nello svolgimento delle attività estive, quasi sempre con una generosità sorprendente e ben oltre gli orari prefissati, al punto che terminato il grest sono poi ancora lì per ore a chiacchierare tra loro o ad organizzare un’altra partitella… con il rischio di ritrovarsi anche qualche adulto che li caccia via perché “sono troppo tempo in parrocchia”.
La parrocchia con il grest diventa così una delle poche realtà (per non dire l’unica) che chiede ai ragazzi adolescenti qualcosa che loro ancora hanno e non sanno come investire: il tempo libero. Nessuno in questa società chiede agli adolescenti di fare qualcosa perché considerati irresponsabili, già troppo grandi per poter essere guidati e ancora troppo piccoli per poter prendersi cura in modo serio di qualcuno. Con le attività estive viene sì chiesto il tempo libero, ma riempiendolo di responsabilità che li investe finalmente come protagonisti e non semplici esecutori.
Il genio e la creatività dei doni che ciascuno ha ricevuto viene messo a completa disposizione dell’altro. Questo è un fattore essenziale che ci deve far riflettere: tempo libero, cura responsabile, protagonismo.
L’adulto necessario
L’unica variabile è che questa generosità, questa loro disponibilità chiede di essere abitata e vissuta, è indiscutibile la necessità di un educatore adulto che rimanga accanto e guidi (nel senso di trascinare, ispirare, condurre). Spesso si corre il rischio che tutto si trasformi in una sorta di treno in corsa senza il macchinista. Spazio e tempo perdono di significato se non sono presidiati.
Scegliere di dedicare tempo agli adolescenti, stare nella leggerezza del gioco, implica la fatica di mettere da parte e sospendere altre urgenze o necessità. Non basta la presenza, è necessaria una presenza significativa.
Nell’epoca di post-secolarismo in cui viviamo, la presenza dell’adulto ha il vantaggio, pur rimanendo accanto nella totale semplicità, di riaccendere frammenti di nostalgia.
Il carico di responsabilità che, a volte anche in modo imprudente, viene posto sulle spalle degli adolescenti rischia, senza la presenza dell’adulto, di essere un pericoloso abbandono. Il “fate voi… ci vediamo poi alla pizzata finale” è ben diverso dal “facciamo insieme”.
Certo che in un mondo pastorale segnato da urgenze e funerali, scegliere di dare presenza in uno spazio così apparentemente “leggero” come il grest, è forse un atto di coraggio. La confusione credo sia il pensare questo tempo come “un gioco per ragazzi”, quando invece è un luogo dove “mettersi in gioco”.
Tiriamo le fila
In sintesi si possono evidenziare tre aspetti:
- Il grest è un’attività parrocchiale che per un lungo tempo rimane viva all’interno della comunità;
- Coinvolge tutte le fasce d’età della comunità;
- E’ una grande occasione di evangelizzazione.
Accanto a questo sguardo rivoluzionario sulla realtà parrocchiale estiva, si possono mettere in luce tre grandi proposte di evangelizzazione per gli adolescenti:
- Fare un percorso di ascolto della Parola tradotta quotidianamente in un servizio gratuito verso il più piccolo;
- Confrontarsi con la diversità per rendere sempre più inclusiva la comunità;
- Imparare a vivere le dinamiche di gruppo per conoscere uno stile di comunità/chiesa.
Il grest visto in quest’ottica permette di mettersi in ascolto dei segni dei tempi e spalanca non solo le porte della parrocchia, ma anche quelle del cuore a nuove opportunità di crescita e di scambio, in una prospettiva di vera Chiesa in uscita.
Emanuele Bortolazzi
Foto di Artem Kniaz su Unsplash