Se siamo cambiamento e se il mondo cambia, allora l’ascolto è una risorsa fondamentale per decidere. Sapendo ovviamente chi e che cosa ascoltare.
IL CAMBIAMENTO FONDA L’ASCOLTO
Nel precedente articolo abbiamo visto quattro passaggi:
- Noi siamo cambiamento e questo fonda il fatto che possiamo fare un cambiamento
- Che lo vogliamo o no, tutto è un continuo cambiamento.
- Cambiare in maniera consapevole, tuttavia, incontra delle resistenze.
- Questo fonda che il cambiamento si attua solo se c’è una forte decisione.
Ora se tutto questo è vero, prima di arrivare a decidere di cambiare qualcosa o di cambiare in qualcosa, esiste un passaggio fondamentale: ascoltare.
Ascoltare è più che sentire. Quando ascolti l’attenzione è maggiore. Se qualcuno ci dice “Ascolta”, il più delle volte è perché vuole un cambiamento, vuole che qualcosa venga fatto da noi. Passiamo dal linguaggio informativo (vengo a sapere delle cose) al linguaggio performativo (mi viene chiesto di fare qualche cosa). Ci viene richiesto di fermarci, di solito quando si dice “ascolta”, si chiede alla persona di staccarsi dalla sua operatività, di guardarci negli occhi, di avere quella attenzione necessaria per poter sapere che cosa fare.
Stabilito che cosa sia ascoltare, la domanda succcessiva, e più che lecita, è: che cosa è che dobbiamo ascoltare? Tre sono le risposte.
ASCOLTARE NOI STESSI
Sembra una cosa scontata in un tempo dove l’individualismo e la cura dell’immagine di sé sono altissime, eppure, in realtà, è un tempo invece povero di questo tempo di ascolto. Come si fa allora ad ascoltare sé stessi? Possiamo provare 3 piste di lavoro.
Ascoltare noi stessi nella cura
Innanzitutto, bisogna lavorare sulla CURA DI SÉ, e la cura di sé richiede del tempo per sé. Il tempo per sé però non è semplicemente lo svago, cosa che nel mondo di oggi è molto forte. Il tempo per sé è un tempo che richiede anche una fatica, un impegno, perché richiede di ascoltare noi stessi in profondità nelle tre dimensioni che viviamo cioè: corpo, psiche e anima.
- La cura del corpo apre alla gestione dell’alimentazione, dell’allenamento, di avere un’attività fisica. Si tratta di avere una cura che chiede a noi stessi di mettere alcuni tempi speciali, in modo che possiamo stare meglio.
- La cura psichica lavora sul benessere psicofisico, quindi un ascolto delle emozioni, un saper lavorare sui propri atteggiamenti.
- La cura dell’anima apre tutto quello che è la dimensione della preghiera o della meditazione, che qualche cosa di più del semplicemente curare il benessere psichico, è veramente lavorare sul nostro atteggiamento verso la felicità e verso la piena realizzazione di noi.
Le 3 dimensioni si rincorrono e si autoalimentano, permettendo che una chiami a migliorare anche l’altra, ma tutte tre chiedono di ritagliarci dei tempi, perché la cura funziona solo se è costante e non semplicemente se è un intervento occasionale.
Ascoltare noi stessi, ascoltando i talenti
I TALENTI sono molto di più delle semplici capacità. Innanzitutto, ci sono le competenze, che sono le capacità attuate, nel tempo e nei momenti più difficili. Dalle soft skill alle hard skill, sapere le proprie competenze è fondamentale per poterle mettere in atto, nella vita lavorativa ma anche nella vita quotidiana.
I talenti però sono anche l’insieme delle relazioni che abbiamo, la storia che ci portiamo dietro, cioè tutto quello che ci può servire per aumentare il nostro valore. Ecco che allora diventa importante ritagliarsi dei tempi nel dire: quali talenti ho? Quali competenze già possiedo e quali sono le mie capacità che possono diventare competenze? Cosa so fare? In cosa sono bravo? Quali relazioni ho e quali sono per la mia crescita e per la mia realizzazione? Quale è la mia storia e a cosa mi porta ad avere? Conoscersi sempre è fondamentale, dall’antico motto “conosci te stesso” sappiamo che è la base per poter andare avanti. Ma siccome abbiamo detto che siamo cambiamento, dobbiamo periodicamente lavorare a conoscere noi stessi.
Ascoltare noi stessi, ascoltando una guida
Infine dobbiamo imparare ad ascoltare chi ci GUIDA. Se fino ad una certa età abbiamo una marea di persone che ci guidano, nell’adultità sappiamo che le guide dipendono da noi: possono essere figure professionali come i coach e i counselor, oppure persone che ci hanno aiutato in determinati passaggi di vita come i mentori oppure ancora dei padri e delle madri spirituali. Sta a noi però decidere di seguire una guida. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, scegliere una guida è qualcosa che richiede grande protagonismo, perché una vera guida non sceglie mai al posto nostro, ma ci aiuta a scegliere, ci pone di fronte alla nostra profondità. Per questo l’ascolto della guida, rientra nell’ascolto di noi stessi.
ASCOLTARE GLI ALTRI
In epoca di messaggi, di invii, di post, ascoltare diventa sempre più difficile, siamo sempre più spesso altrove, senza quella necessaria attenzione che serve per ascoltare l’altro. La comunicazione, infatti, non è semplicemente un passaggio di informazioni o di emozioni, è qualche cosa di più. Comunicare, come comune, comunione e comunità, non deriva da cum unus, con l’idea di mettersi insieme, ma da cum munis, cioè dal darsi dei vincoli che ci legano insieme. Quando noi comunichiamo ci vincoliamo a vicenda e avere qualcosa in comune non significa tanto di vedere il punto di partenza quali sono le caratteristiche che io e te condividiamo, ma decidere che cosa ci impegnamo a fare insieme, vincolandoci, per costruire qualcosa.
Ecco allora che capiamo che la comunicazione è sempre questione di relazione, tanto è vero che se cambiamo comunicazione all’interno di relazione funzionante, l’altro ci chiede subito che cos’è che non va più bene. E quando vogliamo cambiare la relazione, cambiamo il tipo di comunicazione. Tutto ciò che è comunicazione è relazione e viceversa. Questo ci dice che non possiamo essere indifferenti agli altri se vogliamo che la comunicazione sia efficace, e siccome l’altro sceglie per sé abbiamo come unica opzione quella di decidere noi come vivere la comunicazione con l’altro, prendendoci la responsabilità dei risultati.
ASCOLTARE DIO
C’è qualcosa che va oltre me, oltre noi, oltre quello che possiamo percepire. Certo, se credo, gli do un nome perché ho aderito a un’identità precisa. Ma anche un grande valore può diventare il faro della mia vita e definirmi, come nel caso di grandi uomini che hanno dato la vita per la pace, la libertà, la giustizia. Questa dimensione va ascoltata, va nutrita. Se vale per chi crede in Dio, vale anche per chi crede nella pace e così via. E si può fare con due modalità:
- Cercare la condivisione con altri che vivono quegli stessi sogni e ideali o quella fede. Parlo però di un confronto che avvenga fuori dai momenti istituzionali che magari una religione può avere. Parlo di una condivisione fra persone che vivono una stessa dimensione. C’è una cosa che mi colpisce nelle agiografie: ogni santo nella sua vita ha sempre cercato relazioni con altri santi del suo tempo. Noi non dobbiamo frequentare gente competente per degli aggiornamenti tecnici
- Aumentare il livello di profondità. Prendendo un luogo comune, se credo nella pace in una maniera forte, un conto è fermarsi a discordi da miss Italia, con tutto il rispetto di miss Italia, un conto è approfondire questo tema con letture, con studi con corsi ecc…
Sembra assurdo che anche l’ascolto di Dio passi attraverso ad un alzare il nostro livello umano, ma stiamo lavorando sull’ascolto non sull’idea di Dio o sul idea di quel valore sovraumano condiviso, noi stiamo lavorando su che cosa possiamo fare per ascoltare meglio questa dimensione.
E DOPO L’ASCOLTO?
Te l’ho detto fin dall’inizio, si ascolta per poi agire. E così ci apriamo al nuovo passo di questi serie di articoli: la decisione. Solo che il vero cambiamento chiede un tipo di decisione particolare. Ma di questo parleremo nella prossima puntata.
Gigi Cotichella
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