I simboli uniscono. Nella formazione uniscono il tema con le persone. Per questo sono un ponte tanto fondamentale, quanto efficace.
QUANDO LA FORMAZIONE È SIMBOLICA…
Parlare di simboli è sempre affascinante per me, e qui ci sta tutta la deformazione professionale del teologo, ma anche del formatore, perché le formazioni più forti sono proprio quelle legate al simbolo. Ritrovare la forza del simbolo nelle formazioni
Il senso del simbolo (che non è il segno!)
Il simbolo non gode di buona fama nel nostro linguaggio. Non diciamo forse “simbolico” come sinonimo di “cosa da poco conto”? Una cifra simbolica, di fatto, è così. Inoltre confondiamo simbolo e segno, quando sono due cose diverse. Occorre perciò rimettere alcuni punti fermi.
Simbolo è una parola greca e significa “mettere insieme” (sym-ballo). Il suo opposto è il “mettere separati”, “dividere” che in greco è dia-ballo, da cui il nostro “diavolo”, non a caso detto “il divisore”. Nell’antichità il simbolo era un oggetto che si spezzava in due e che serviva per dimostrare il legame con chi aveva fatto un patto. È un po’ quello che oggi fanno due innamorati quando si regalano un ciondolo di un cuore divise in due metà: è il simbolo di sentirsi uniti solo se insieme, che senza l’altro non c’è compeltezza, manca un pezzo.
Il simbolo perciò dice qualcosa oltre il suo significato. E qui sta la differenza con il segno.
Il segno è un “qualcosa che sta per qualcos’altro”, è un’immagine o un oggetto che tramite un codice specifico, rimanda ad altro. Il segno è utilissimo, perché permette sintesi veloci, perché arrivando come immagine si imprime meglio, rendendo più facile l’apprendimento.
Il simbolo va oltre. Se il segno dice “qualcos’altro”, il simbolo dice “qualcosa di più”. In questo senso mette insieme ciò che si vede e ciò che simboleggia, portando l’altro a un approfondimento e a una consapevolezza maggiore.
Quindi abbiamo un simbolo quando c’è un abbondanza di significato e quando questa abbondanza è coerente. In questo senso ci aiuta lo studio grafico che c’è dietro a un logo. Il logo è un simbolo, perché c’è dietro il significato più alto che un ente vuole dare alla sua identità. Tuttavia, la ricchezza di significati funziona se c’è una coerenza di significato. Da qui l’uso di certi colori, certe forme, certi caratteri in base a che cosa si vuole comunicare. Un logo poi usa simboli che hanno già un valore in sé: se metto un leone nel mio logo difficilmente vorrò comunicare gentilezza!
Quindi abbiamo capito che i simboli sono importanti. Facendo un parallelo potremmo dire che esiste una sorta di “liturgia” della formazione e da qui l’importanza dei simboli la cui “comprensione non è mai solo intellettuale, ma coinvolge l’uomo in modo totale, incluso l’immaginazione, la memoria, e in certo modo tutti i cinque sensi“, proprio come avviene nelle liturgie religiose. I simboli vanno usati quindi per coinvolgere le persone e portarle oltre, non è un semplice emozionare, è un dire coinvolgendo tutto l’umano.
I simboli nella formazione
Come usare i simboli? Da quanto abbiamo detto possiamo trovare tre usi principali nella formazione.
- COME SETTING. Non ce ne accorgiamo, ma già il setting in cui facciamo formazione è già altamente simbolico. I luoghi parlano in positivo e negativo, e parla anche la preparazione del luogo per il nostro evento formativo. Ne abbiamo già parlato quando abbiamo parlato di spazio nella formazione. Ora puoi comprendere meglio la forza della simbolicità.
- COME FILO CONDUTTORE. In questo senso un simbolo può essere fortissimo e può contenere anche la funzione del segno. Se lo usiamo in questo modo, vale la regola della comunicazione pubblicitaria: tutto deve concorrere al simbolo e il simbolo deve vedersi ovunque. Il discorso è che deve essere davvero un filo conduttore, non soltanto un aspetto iniziale o finale.
- COME DONO. Prefersico questo al termine gadget, perché il gadget esclude a priori il linguaggio simbolico, per quanto il marketing si sforzi sul packaging di un certo livello, nel nostro pensare quotidiano i gadget sono oggetti inutili, tendenzialmente di poco valore, spesso “acchiappagenitori” perché di fatto acchiappabambini. Certo è lo stesso rischio delle bomboniere e quindi ci sono anche gadget fatti bene, ma preferisco dono perché ci obbliga a riflettere proprio sul discorso simbolico. Un dono a fine di una formazione è qualcosa di altamente forte se chidue il cerchio formativo, cioè ricollega e richiama quanto detto e sperimentato, ma nello stesso tempo gli dà un ulteriore senso. Per farmi capire ti faccio un esempio. Quest’estate sono stato a fare un campo di famiglie. Era sull’uscire dalla proprio soglia di casa e sulla capacità di creare relazioni. Tutto molto bello. Ma il vero colpo sulla formazione l’ho avuto nel momento finale: ci hanno regalato un bracciale semplicissimo con un filo di cordoncino colorato e un bottone: era l’invito a ricordarsi di attaccar bottone con gli altri, di fare il primo passo (ovviamente scegliendo il significato positivo e non quello negativo!). Ecco quando ho visto quel bracciale ho sentito una carica fortissima, tanto che lo indosso ancora ora, ma la carica è stata così forte che avrei riscritto tutti i momenti formativi a partire da filo e ago, dal senso del cucire nelle relazioni. Capito? Questa è la forza di un simbolo.
In sintesi, il simbolo è un forte strumento di consapevolezza e come tutti gli strumenti va usato bene. Si tratta di capire che cosa vogliamo dire e di trovare una similutidine, un’allegoria, che ci porti a trovare quell’oggetto o quell’immagine che in dica l’aspetto principale che vorremmo dire, ma che come la poesia, tocchi le persone più in profondità, coinvolgendo tutti gli aspetti della loro vita. In questo modo il simbolo sarà un attivatore di consapevolezza e di memoria e sarà anche un buon alleato per percorsi di miglioramento.
GG Cotichella
Foto di Gigi Cotichella