Perché quasi tutto si gioca nella fedeltà ad un progetto capace di “significare” la propria vita.
Controverso. Il quotidiano è sicuramente controverso.
Miglior test della qualità, una ISO9001 della nostra essenza più profonda. Eppure logorante, estenuante.
Il quotidiano mostra le immense possibilità che abbiamo a disposizione ma le nasconde anche nel lavoro costante e particolare.
Miglior ideale sui tempi lunghi: la coerenza. Eppure luogo da cui si vuole fuggire sempre.
Cerchiamo la pausa, la festa, le ferie… tutte fughe?
In realtà basterebbe pensare che non si deve fuggire: la festa fa parte del quotidiano, nel senso che è festa perché richiesta dal quotidiano. Se fossimo sempre in vacanza vorremmo una vacanza dalla vacanza o vorremmo sempre più esagerare, sapendo che però non reggeremmo. Perché il nostro corpo come la nostra anima, ha bisogno del quotidiano: ci serve anche il crescendo e la noia del Bolero e del Sirtaki e non solo “La cavalcata delle walchirie”!
Il principio è la fedeltà. E il quotidiano è il luogo dove esercitare la fedeltà. La fedeltà al nostro progetto di vita, alla nostra identità più profonda. Sapendo che siamo fatti per il bene, per la vita e quando percorriamo strade opposte il progetto di vita ci chiede di cambiare. Fedeltà allora è rinnovamento.
Rinnovamento e fedeltà sono due facce del progetto: il primo è l’ordinario modificato dallo straordinario, il secondo è lo straordinario nell’ordinario.
Le pause, i momenti per noi, il volersi bene, il fermare la macchina, le oasi per la nostra spiritualità non sono fughe se le mettiamo nel nostro quotidiano. Non sono fughe se poi migliorano il nostro quotidiano.
Come fare a riconoscere quando sono fughe? Semplice! Di solito le fughe girano sempre in coppia con qualcos’altro: menzogne, insoddisfazione, mediocrità.
Perché niente è più vero di realizzare una promessa nel tempo, niente è più soddisfacente di un lungo lavoro portato a termine, niente è più significativo di costruire una relazione che sfida gli alti e bassi del quotidiano.